Da diversi anni nel nostro Paese assistiamo al dibattito sulla disoccupazione giovanile e su quello che viene definito il “precariato giovanile”, ossia quella modalità di lavoro che non garantisce un futuro e sulla conseguente cronica mancanza di un “posto fisso”.
Nulla in contrario agli interventi dichiarati, e tentati negli anni, dai vari governi che si sono succeduti alla guida del nostro “Bel Paese”, ma tutto questo dibattere, dire, fare, promettere, dichiarare e quant’altro ha fatto sorgere in me spontanea una domanda: “Il precariato sarà la ricetta dell’elisir di eterna giovinezza?”. Forse sì!
Chi leggendo le prime righe stesse pensando ad una qualche nuova formula alchemica, o alla scoperta della pietra filosofale, dovrà ricredersi.
Probabilmente non ha mai perso il proprio posto di lavoro, altrimenti saprebbe che giunti all’età di circa quarantacinque anni, se si perde il lavoro ci si trova, non solo in ovvie difficoltà economiche, ma anche di fronte al serio problema di collocarsi in una categoria sociologica: si è ancora “giovani in cerca di collocazione” o si è diventati irrimediabilmente degli “anziani disoccupati”?
La risposta non è facile: dal punto di vista pensionistico si è giovanissimi, oserei dire quasi adolescenti; ma nel leggere le ricerche di personale, scoprirete di aver raggiunto la senilità. In linea di massima siete almeno 10 anni oltre il limite indicato nelle ricerche di cui sopra. Se poi avrete la fortuna di giungere all’agognato colloquio di selezione, al massimo, vi sentirete proporre un lavoro a tempo determinato, rientrando nella categoria dei precari e di conseguenza vi sentirete di colpo nuovamente giovani. Frequentando con spirito di iniziativa, buona volontà e umiltà, le ormai diffuse “agenzie di lavoro interinale” Vi sentirete rispondere che alla Vostra età “non è facile trovare un lavoro”, e così siete nuovamente vecchi.
A questo punto, oltre al problema occupazionale, dovrete affrontare una crisi esistenziale dovuta al fatto di non riuscire a capire se siete ancora giovani o se indiscutibilmente avete raggiunto la senilità. Anche se malgrado tutto avete l’età per candidarvi al Senato della Repubblica, tempo fa c’era chi Vi avrebbe fatto volentieri un colloquio.
Credo che quanto detto in precedenza non sia semplicemente un problema personale o solo di alcuni ma, bensì, una situazione sempre più diffusa.
Cosa fare per cercare di risolvere tale situazione? Non ho ricette magiche né tanto meno alchemiche, ma già la speranza che di ciò si discuta può essere un primo passo verso la ricerca di possibili soluzioni.
Un’ultima domanda: per sentir discutere di “precariato senile”, quale governo dovremo attendere, e soprattutto, avremo la capacità di sostentarci nell’attesa?
Concludendo, comunque, vorrei cercare di incoraggiarvi citando una frase dello psicologo ed analista junghiano James Hillman: “La maturità è un’infanzia riconquistata, in cui gli ideali, o persino i sogni, sono stati integrati nella vita reale”.
(Il sito è giovane, almeno lui, conseguentemente non ancora molto visitato, e quindi mi sono permesso di inviare una mail con il pdf di questo editoriale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed in particolare agli indirizzi: redazione.web@governo.it, programma@governo.it, ufficiostampa@lavoro.gov.it, ministroferrero@solidarietasociale.gov.it. Con la speranza di poter presto pubblicare una “Autorevole” riflessione sul tema)
Renato Francia